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Marechiaro a Posillipo

Pittoresco borgo di pescatori arroccato in una baia del quartiere di Posillipo, noto per la sua atmosfera romantica e le sue acque placide. Reso famoso in tutto il mondo per essere l’ambientazione dell’omonima canzone di Salvatore Di Giacomo e Francesco Paolo Tosti (1886). Oggi l’osteria “’A Fenestrella”, dove secondo la leggenda si trova la finestra ornata di garofani sotto cui il poeta ha composto l’immortale serenata, reca la targa commemorativa con il pentagramma della canzone.

Via Mezzocannone

Celeberrima strada in salita del centro partenopeo che costeggia la sede centrale dell’Università Federico II, da tempo immemore è centro nevralgico della vita popolare partenopea: vissuta, consumata e luogo in cui venivano praticati alcuni dei mestieri più umili e ingrati. Di Giacomo la racconta per esteso e con linguaggio colorito, senza risparmiarsi i dettagli più viscidi e ripugnanti, nella novella La Regina di Mezzocannone (1886), pubblicata in Novelle napolitane (1916), prendendo come pretesto la vecchia fontana con la statua di Alfonso II D’Aragona, andata perduta dopo il Risanamento post-unitario, la quale viene descritta come un re grezzo, sozzo e maltrattato, che ben rappresenta il suo reame, ma nondimeno elargisce la sua acqua, tanto fangosa per la strada quanto essenziale per i suoi abitanti.

Litorale di Procida

Piccola isoletta a largo delle coste partenopee le cui incantevoli scogliere ispirano storie di mitologia classica senza tempo. È qui che si ambienta la canzone digiacomiana ‘A sirena (1897), in cui il marinaio protagonista, pur sapendo della leggenda, si avventura ugualmente nelle acque in cui si aggira l’ammaliante creatura marina, forse sprezzante del pericolo o forse sperando segretamente di finire preda della confortante illusione.

Real Albergo dei Poveri

Noto anche come Palazzo Fuga, fu fatto costruire in Via Foria da Carlo di Borbone nel 1749 come struttura destinata ad accogliere le masse di poveri, mendicanti, vagabondi e precari senza fissa dimora dell’intero Regno per offrirgli risorse e apprendistato professionale, ispirandosi alle teorie dell’Illuminismo Napoletano.
È un imponente edificio barocco noto per essere il maggiore palazzo monumentale di Napoli e una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa. Ha cambiato innumerevoli volte scopo nel corso del tempo, mantenendo però sempre funzioni dallo spirito assistenziale e attualmente è sede del progetto “La città dei giovani”.
Nel dramma teatrale di Di Giacomo ‘O mese mariano (1900) è la struttura in cui viene ricoverato il figlio malato di meningite della protagonista, a sua insaputa già defunto durante la trama. Il palazzo è stato anche più volte trattato negli articoli giornalistici dell’autore.

Giardini a San Lorenzo

Si ipotizza che “’o ciardin” in cui è ambientato il componimento Era de maggio (1885) fosse almeno inconsciamente ispirato a uno dei frutteti urbani del quartiere napoletano di San Lorenzo, dimora di un fratello e di alcuni dei nipoti del poeta e luogo da lui spesso frequentato. Altrettanto probabile è il quartiere del Pendino, sua residenza d’infanzia. Il termine dialettale con cui si identifica l’idillio bucolico nel pieno della primavera dove si svolgono i fatti cantati non è un giardino in senso stretto, bensì un tradizionale frutteto misto di agrumi vari, ciliegi, gelsi rossi o bianchi e altra frutta nativa, frammisti a fiori ed erbe aromatiche autoctone, con pergolati e anche una fontana. Erano numerosi nella città vecchia, al centro degli isolati molto vasti e ne esistevano ancora a fine Novecento; Occupavano gli spazi tra i palazzi che delimitavano gli isolati, erano veri polmoni verdi in una città con poco verde nelle strade.

Piazza Dante

Cuore pulsante del centro storico napoletano, recante la già celebre nell’800 statua “dell’Aligherio” e collegata senza soluzione di continuità a Via Toledo, al Museo Archeologico Nazionale, a Piazza Cavour e a istituti come il Liceo Vittorio Emanuele III e l’Accademia di Belle Arti, nonché già all’epoca sede di caffè alla moda. Ricorrente nel Di Giacomo come luogo di osservazione privilegiato del viavai eterogeneo della vita partenopea, in grado di offrirne una sezione trasversale che include sia le parti più allegre che quelle più miserabili della quotidianità popolare.
Nel poemetto Lassammo fa’ a Dio, scritto nel 1898 e incluso in Canzone e ariette nove nel 1916, il Padreterno e San Pietro la scelgono come luogo della loro visita di piacere sulla Terra la prima domenica di Pasqua del nuovo secolo. Viene menzionata anche in varie novelle della raccolta Novelle napolitane (1914).

Locanda del Cerriglio

Storica taverna al centro di Napoli, Tra Piazzetta di Porto e il Vicolo Santa Mariella Nova, nella zona denominata d‘o Cerriglio, dal retaggio secolare. Presente almeno sin dal 1300, i piatti saporiti e a buon mercato accompagnati dall’ottimo vino ne hanno costruito gradualmente la fama di centro di ritrovo e aggregazione per avventori provenienti da tutti i contesti e le estrazioni sociali, i quali venivano accomunati e aperti al vicendevole scambio dalla condivisione dello stesso pasto. Questo locale unico nel suo genere ha ospitato nel corso dei secoli alcuni dei più grandi filosofi e artisti partenopei e italiani, come Giambattista Della Porta, Giambattista Basile, Carlo Celano, Benedetto Croce, Antonio Genovesi, Giulio Cesare Cortese e soprattutto Caravaggio. Tra questi, frequente visitatore era Di Giacomo, che ne ha fatto menzione anche nei suoi componimenti.

Pomigliano d’Arco

Importante paese della provincia di Napoli e dell’area vesuviana, le cui tradizioni canore popolari erano state raccolte e catalogate assieme a molte altre di paesi limitrofi nell’opera Canti popolari delle provincie meridionali di Antonio Casetti e Vittorio Imbriani nel 1872. È proprio da qui che Di Giacomo e Leva attingeranno il materiale originale per la scrittura e l’arrangiamento di ‘E spingule francese (1888), uno tra i brani dell’autore che godette della maggiore fama mentre questi era in vita.

Tratto Capuano della Via Appia

Nella novella L’Ignoto (1920) Di Giacomo esplora il disarmante dramma psicologico di una ragazza di Capua sedotta e abbandonata da un furiere (militare burocrate) di una delle numerose caserme della città, che la condurrà infine a smarrirsi nel baratro della prostituzione. La città di Capua è scenario costante e compartecipe del dramma, dalla presenza delle guarnigioni militari lungo l’antica Via Appia, che “si perde verso Roma”, preposte a sorvegliare la Porta delle Due Torri, costruita da Federico II di Svevia e luogo d’accesso storico alla Campania settentrionale fino al Ponte sul Volturno, da cui a metà della narrazione la protagonista Letizia, abbandonata da tutti, tenterà il suicidio.

Gambrinus

Sito in Via Chiaia e affacciato su Piazza Plebiscito, è da due secoli il caffè letterario più importante e prestigioso di Napoli, erede per eccellenza della grande tradizione dei caffè illuministi europei. Frequentato sin dalla nascita, nel 1860 proprio come il nostro autore, dalle più grandi personalità intellettuali, politiche e artistiche dell’Italia del XIX e XX secolo, conserva ancora oggi, a più di 70 anni dalla sua riapertura post-fascista, la medesima tradizione, e i suoi interni misti di Liberty e Barocco sono arredati con il contributo creativo congiunto e cumulativo di tutti gli avventori che si sono succeduti. Di Giacomo era solito ritrovarsi qui con i suoi amici di Napoli Nobilissima e del Mattino ed è ricordato per le enormi discussioni faziose che tirava su scontrandosi con l’amico e rivale Ferdinando Russo. È anche qui che sovente l’autore abbozzava versi e che, tra un sorso di caffè espresso e un morso a uno dei rinomati dolci del locale, ha probabilmente dato i natali ad alcuni dei più bei classici musicali partenopei.

Castel Capuano, Carcere del Carmine, Forte di Vigliena

Prima che fosse costruito l’attuale Carcere di Poggioreale nel 1914, il ruolo di principali strutture penitenziarie a Napoli era svolto dal Castel Capuano, costruito e pesantemente fortificato nel 1162 nell’attuale Via dei Tribunali da Guglielmo I il normanno in qualità di presidio militare, nonchè secondo castello più antico di Napoli; dal Carcere del Carmine, fortezza angioina del quartiere Mercato edificata nel 1382 da Carlo III di Durazzo a sud della vecchia cinta muraria; e del Forte di Vigliena, fortilizio costruito a San Giovanni a Teduccio nel 1702 ad opera del viceré spagnolo Juan Manuel Fernández Pacheco, usato durante il Regno delle Due Sicilie anche per l’istruzione alla pratica di artiglieria dei cadetti della Reale accademia militare della Nunziatella.
In Di Giacomo il carcere è ambientazione principale o luogo chiave di intricati drammi passionali, come accade in Assunta Spina (1909) e in A “San Francisco” (1896).